PMI Piemontesi, PNRR e FESR
- Ottobre 27, 2022
- Posted by: adb-admin
- Categoria: News
Il contesto socioeconomico, le prospettive future e gli strumenti per uscire dalla crisi
Il contesto socioeconomico attuale presenta numerose sfide per le imprese italiane: dal caro-energia alla difficile situazione politica che porterà alla Legge di Bilancio a dicembre. Dinanzi a questo difficile contesto, sono molti gli strumenti che, sia a livello domestico che a livello europeo, la classe dirigente ha messo in campo. Ma qual è la situazione di partenza per le piccole e medie imprese italiane? Quale futuro si prospetta nel nostro Paese?
Qui vediamo alcuni dati relativi alle PMI italiane con uno specifico focus su quelle piemontesi e una prospettiva economica per gli ultimi mesi del 2022.
Next Generation EU e PNRR: cosa sono e quali sono i loro pilastri?
L’impatto della crisi sanitaria del 2020 ha colto impreparate molte economie europee, in particolare quelle che già manifestavano problemi economico-finanziari, come l’Italia. Per questo l’Unione Europea ha adottato una soluzione senza precedenti nella storia dell’UE ovvero un piano che prevede l’erogazione di un’ingente cifra a favore degli Stati membri (pari a circa € 750 miliardi) dal nome Next Generation EU (NGEU).
All’interno di tale piano si inserisce il c.d. PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza), un documento di adesione che ciascuno Stato Membro ha compilato e inviato alla Commissione Europea per ottenere il diritto di accedere ai fondi del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF), principale componente del programma NGEU che ha durata di 6 anni (2021-2026) ed una dimensione totale di € 672,5 miliardi.
Figura 1: Next Generation EU – Dispositivi e risorse disponibili, miliardi di Euro
PNRR e Italia
Come uno degli stati maggiormente colpiti dalla crisi sanitaria, l’Italia ha ormai da tempo presentato il proprio Piano. Quello italiano è un piano, o programma, che si estende sulla base di tre assi strategici ovvero:
- Transizione Digitale e Innovazione
- Transizione Ecologica e
- Inclusione Sociale e riequilibrio territoriale, che prevede un impatto significativo sulla crescita economica e della produttività raggiungendo un PIL di 3,6 punti percentuali più alto rispetto a uno scenario di base senza l’introduzione del Piano.
Questo piano avrà un’importanza strategica e senza precedenti perché delineerà le prossime politiche del Paese e le modalità di stanziamento dei fondi per riparare ai danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e soprattutto accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale (diminuendo i divari territoriali, generazionali e di genere).
Il Piano italiano sarà strutturato in sei mission quali:
- Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura: € 49 Miliardi per permettere il raggiungimento del 100% di popolazione connessa entro il 2026 (di questi, 8,5 milioni di famiglie, imprese e scuola attraverso “connessioni veloci”);
- Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica: € 68,6 Miliardi per efficientare il riciclo dei rifiuti, ridurre gli sprechi di acqua potabile sulle reti idriche e sviluppare la ricerca e il sostegno per l’uso dell’idrogeno nelle industrie e nei trasporti;
- Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile: € 31,5 miliardi suddivisi tra la modernizzazione e miglioramento delle ferrovie regionali per ridurre i tempi delle tratte e l’investimento in porti verdi;
- Istruzione e ricerca: € 31,9 miliardi per la realizzazione di nuovi asili nido, la trasformazione in classi c.d. connected learning environment, ristrutturazione delle scuole e creazione di nuovi dottorati;
- Inclusione e Coesione: € 22,6 miliardi per investimenti in zone economiche speciali e per garantire sostegni a persone vulnerabili, non autosufficienti e con disabilità;
- Salute: € 18,5 Miliardi da stanziare per modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario garantendo equità di accesso alle cure.
PMI piemontesi e PNRR: perché è così importante?
A luglio di quest’anno è stato condotto uno studio a campione su circa 1000 piccole e medie imprese attive in Italia (Fonte: Qonto). Dallo studio, si evidenzia come circa il 61% delle PMI della Regione Piemonte sta utilizzando (o ha intenzione di farlo) le risorse del Piano. Le ragioni di tale spinta si ritrovano principalmente nella situazione geopolitica UE e negli incentivi ad aderire al processo di digitalizzazione – tema che ormai è fortemente riconosciuto come un punto di forza di un’azienda competitiva sul mercato.
Perché il PNRR è così importante per le aziende, soprattutto per le PMI?
L’accesso a questi fondi è fondamentale per le realtà più piccole perché sono queste quelle più soggette agli impatti negativi sul bilancio del c.d. caro energia, con un’incidenza media di oltre il 10%. E non è tutto: a quanto detto si aggiungono il graduale innalzamento dei tassi di interesse, una conseguente limitazione della possibilità di ottenere finanziamenti per investimenti o altro e sempre un minor potere d’acquisto della moneta unica (Euro) causato dall’incremento dell’inflazione.
A confermare tale situazione, si stima che circa il 26% delle società Piemontesi ha rinviato gli investimenti previsti, il 55% ha aumentato i prezzi e il 21% è in procinto di rinegoziare i contratti di fornitura.
Tralasciando i dettagli economico-finanziari, un importante ruolo del PNRR per la ripresa delle PMI nazionali e Piemontesi, si basa sul reperimento di competenze digitali e manageriali, che ad oggi risultano essere tra le più difficili da trovare. Non è quindi un caso, che dallo studio sia emerso che circa il 65% delle società Piemontesi aderenti al PNRR abbia scelto di utilizzare le risorse finanziare del piano in programmi di formazione, focalizzandosi sullo sviluppo di competenze digitali e competenze manageriali.
Non solo PNRR: Fondo Sviluppo (FESR)
A Ottobre 2022 è stata ufficializzata l’approvazione del Fondo Europeo per lo sviluppo regionale del Piemonte (FESR) da parte della Commissione Europea, un Fondo che prevede lo stanziamento di € 1,5 miliardi entro il 2027, incrementando nei fatti del 50% la dotazione del precedente FESR 2014-2020.
Il nuovo FESR, sulla falsariga del PNRR, impiegherà le risorse finanziarie per sostenere la ricerca e lo sviluppo dell’innovazione, per migliorare la competitività e la transizione digitale per le imprese Piemontesi (c.a. € 800 milioni), facilitare la transizione ecologica e la mobilità urbana sostenibile (c.a. € 475 milioni) con misure specifiche nel campo dell’energia, finanziare i progetti di sviluppo territoriale delle comunità locali (c.a. € 140 milioni) e il potenziamento delle competenze (c.a. €20 milioni).
Piemonte: il vero target Europeo
Nel corso degli anni, lo sviluppo economico del Piemonte, ha portato numerose multinazionali e società estere a investire ingenti risorse all’interno della Regione, anche in virtù del protocollo d’intesa firmato nel maggio 2021 dal sistema Confindustria e Regione Piemonte volto a consolidare e attrarre investimenti esteri.
Numeri alla mano, il Piemonte occupa il terzo gradino del podio in Italia per presenza di multinazionali con 4.381 unità locali di imprese a controllo estero che dispiegano circa 150.000 addetti, rappresentando quindi oltre un terzo dell’occupazione delle grandi imprese attive in Piemonte, contribuendo a quasi 18% della creazione del valore aggiunto regionale, specialmente nel settore industriale con un picco del 20,4%.
Uno dei motivi principali per uno sviluppo così elevato di business di proprietà estera è collegato alla struttura privilegiata del Piemonte sia da un punto di vista economico, di filiere e anche per posizione geografica.
Q4 2022: le previsioni per le PMI piemontesi
Posto che ogni crisi ha in sé il germe di una rivoluzione positiva – ponendosi come una sfida che richiede di adoperare nuovi strumenti – è senza dubbio vero che le previsioni italiane per gli ultimi mesi del 2022 appaiono perlomeno intricate.
Da un’indagine su oltre 1.300 imprese manifatturiere e dei servizi realizzata da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte trapela un ridimensionamento della fiducia, non per cause legate all’Italia ma per il rallentamento globale dell’economia e l’incertezza sulla situazione geopolitica che ha comportato la crisi energetica e una maggiore inflazione.
Questa situazione non indica uno stato di recessione imminente perché i tassi di utilizzo degli impianti (e dunque della produzione) tanto quanto i tassi sull’occupazione restano elevati, o almeno stabili.
Anche gli investitori non sembrano spaventati, ma i vari aumenti derivanti dalla crisi energetica (rincaro energia elettrica, rincaro prezzo del gas, inflazione) hanno un impatto importante sulla redditività delle aziende.
Vediamo di seguito uno spaccato dei vari settori:
Manifatturiero
Prevede una riduzione sia per ordini che produzione rispettivamente pari al 4,6% e 1,8%, che rapportato all’ultima rilevazione di giugno rappresentano un calo di 11 e 12 punti. Inoltre, è previsto un calo di 7,7 punti anche nell’export.
Metalmeccanico
Le prospettive risultano superiori alla media regionale, in quanto gli investimenti restano molto alti, con un importante performance della meccatronica, degli impiantisti e della gomma-plastica che registra una ripresa dopo il calo di giugno.
Alimentare, Edilizia, Legno, Tessile
Aspettative in calo, nonostante investimenti al di sopra della media.
Servizi
Aspettative decisamente positive nel settore.
Commercio e turismo
Certamente i settori con le prospettive più complesse e che risultano maggiormente impattate, proprio per tipologia di business, rispetto al momento storico e al contesto socioeconomico.